Partiamo da una constatazione semplice: gli alberi crescono con lentezza, lontani da ogni forma di fretta, così come i boschi da essi formati; e vivono più a lungo di qualsiasi forma di vita sul pianeta. Ogni albero è la risultanza di una strenua lotta, spesso superando la competizione con altri esemplari e in generale con l’ecosistema che esso stesso contribuisce a formare.

Piantare alberi e arbusti significa per Forestami far crescere una vita vera e salvaguardarla; innescare un processo che poi proseguirà naturalmente, un processo che se ben avviato farà poi il suo corso in autonomia. Per questo dopo la messa a dimora degli alberi è necessario assicurare un periodo di cure colturali (manutenzioni) che contribuiscono all’attecchimento, con l’obiettivo di aumentare la possibilità di sopravvivenza dei diversi esemplari.

I nuovi boschi vengono realizzati nella stagione di riposo vegetativo delle piante (da ottobre a marzo), utilizzando piante forestali che vanno dai 50 ai 100 centimetri. Le piante forestali sono piante da 1 a 3 anni di età, con altezze che variano da un minimo di 20-30 cm a un massimo di 80-100 cm, prodotte in contenitore, con seme raccolto nei boschi, in filari campestri e ambienti naturali.

Le piante forestali presentano una maggiore capacità di resistenza allo stress da trapianto rispetto a quelle cosiddette “pronto effetto” (piante adulte, di oltre 5 anni di età, di medio-grandi dimensioni) meno resistenti e che vengono dunque utilizzate in percentuale inferiore, poiché messe a dimora con una zolla che contiene un apparato radicale reciso e ridotto per poter essere trasportato, che ha bisogno di tempo per rimarginare le ferite dovute ai tagli, riprendere la crescita e sviluppare nuove radici.

Piantare alberi oggi significa prendersi cura del nostro domani, un auspicio per un futuro migliore, un regalo e un gesto di speranza per le generazioni che ci seguiranno. Noi di Forestami li piantiamo e li aiutiamo a crescere nei primi, essenziali anni di vita; possiamo azzardare un paragone, sebbene non esaustivo, non letterale: l’attività di manutenzione per un albero nei primi anni rappresenta ciò che è lo svezzamento per un neonato.

Le piante attraversano tre fasi colturali che si susseguono: l’attecchimento, la qualificazione, il dimensionamento.  L’attecchimento è forse la fase più delicata, durante la quale la pianta si adatta al terreno, sviluppando l’apparato radicale e adeguandolo alle esigenze idriche e nutritive dell’albero stesso. Questa fase ha una durata non definibile a priori, che può protrarsi fino a tre anni, in ragione di molte variabili, tra cui la specie, le caratteristiche individuali di ogni singola pianta, l’andamento climatico, le cure colturali.

Nella sua evoluzione positiva e naturale il bosco perde strada facendo degli esemplari. Così come non ci disperiamo per ogni capello che cade, allo stesso modo dobbiamo venire a patti con quello che è un fenomeno normale: si parla di percentuale di fallanza, ovvero di un certo numero di piante che muoiono per ogni impianto realizzato. Quando si va oltre alla percentuale fisiologica di perdite (che si attesta intorno al 10%), allora si procede alla sostituzione delle piante morte.

Le manutenzioni – tanto più necessarie quanto maggiore è la dimensione delle piante che vengono messe a dimora – sono realizzate principalmente nel periodo primaverile ed estivo quando le piante sono sottoposte ad un maggiore stress dovuto al caldo e alla carenza d’acqua. La gestione deve essere puntuale e prevedere interventi di pulitura mirati, specialmente nelle aree a destinazione naturalistica. In ambito urbano vi è anche la necessità di rimuovere piante cadute, morte, o pericolose per l’incolumità delle persone (es. alberi sui bordi esterni o lungo strade e sentieri frequentati). 

Ecco le principali attività di manutenzione che vengono previste per le piantagioni Forestami:

Irrigazioni:

dopo la messa a dimora le piante, sia forestali sia a pronto effetto, vengono irrigate; successivamente si interviene esclusivamente nei periodi più caldi e siccitosi oppure ventosi, nei quali l’evapotraspirazione è massima, per evitare che le giovani piante possano andare incontro a stress idrici; in alcuni casi è necessario effettuare anche irrigazioni settimanali.

Ripristino della verticalità:

la riduzione dell’apparato radicale, nelle prime annualità seguenti al trapianto, implica una minore stabilità delle giovani piante, soprattutto se in assenza di un idoneo sistema di tutoraggio. In caso di necessità è pertanto necessario provvedere ad un tempestivo ripristino della verticalità mediante appositi pali tutori.

Sfalcio di erba e ricacci:

erba e ricacci di piante indesiderate possono creare intralcio alle giovani piantine entrando in competizione per acqua, nutrienti, spazio, luce, … È pertanto opportuno, nei primi anni seguenti la realizzazione di un nuovo impianto, procedere con 2 o 3 sfalci annui che possano limitare le pressioni a carico delle giovani piantine, ma consentire la presenza di una vegetazione erbacea, perché in grado di ospitare insetti e piccoli animali. Eventualmente liberando chiome e fusti dalle specie rampicanti.

Eliminazione di soggetti/materiale infetto:

in caso di fitopatie è necessario eliminare il materiale infetto per evitare il dilagare dell’infestazione, si tratti per esempio delle foglie autunnali oppure dell’intera pianta.