NOME COMUNE: Cedro deodara
NOME BOTANICO: Cedrus deodara
Il Cedro deodara, o cedro dell’Himalaya, è una conifera sempreverde originaria dell’omonima catena montuosa. Dal portamento maestoso e dall’altezza imponente (può raggiungere, specialmente nelle aree di naturale diffusione, i 60 metri), non si può dire che abbia timore del freddo, né delle più ripide ed alte vette: lo si trova, infatti, a quote che vanno dai 1200 ai 3500 metri d’altitudine.
Il tronco è slanciato, e ha una forma colonnare. I rami se ne dipartono orizzontalmente, formando un angolo di circa 90 gradi; quando l’albero raggiunge la maturità, tendono a piegarsi verso il basso, e assumono un portamento pendulo. Assieme formano un’ampia chioma piramidale, con un vertice acuto e pronunciato (elemento che differenzia il Deodara dal vicino Cedro dell’Atlante). La sua corteccia è bruno-scura, e presenta numerose, quanto sottili, fessure e rughe.
I rami più giovani sono tomentosi, ovvero ricoperti di sottile peluria, e hanno una sfumatura grigia se non rossastra. A questi si attaccano le fogliette aghiformi, piuttosto lunghe (sino a 5 cm) e morbide al tatto. Gli aghi, riuniti in gruppetti, detti verticilli, da 10 a 20 individui, crescono solamente sui rami cosiddetti d’annata. Hanno un colore verde chiaro, e un profilo triangolare.
Lo stesso esemplare presenta strobili (strutture riproduttive) maschili e femminili: i coni maschili sono gialli ed arancioni, carichi di polline, che verrà sparso in autunno; i femminili sono verdi, di forma maggiormente cilindrica. Le pigne sono ovali, di dimensioni modeste: non superano i dieci cm, e maturano lungo due anni. Le squame a questo punto si staccano dal corpo della pigna, liberando i semi, che sono alati per meglio diffondersi grazie a vento e correnti.
Il Cedro deodara è stato spesso considerato quale albero sacro: si pensi che in India viene utilizzato per la costruzione dei templi, o dei palazzi regali, o ancora per l’oggettistica sacra e le statue di divinità. Il suo nome in sanscrito, deodara appunto, indicherebbe proprio la provenienza divina (il termine significa pressapoco “albero degli dei”). Plinio e Vitruvio raccontano che il suo “olio” (distillato del legno) venisse usato per ungere e conservare i vecchi libri (così come per imbalsamare le salme). Un libro “degno del Cedro” era infatti, nel mondo antico, un libro considerato di fondamentale importanza per il genere umano: contenente una tale saggezza da dover essere necessariamente tramandato ai posteri. Portato in Europa nel 1822, il Cedro deodara ha oggi una buona diffusione in giardini e parchi. Il Cedro dell’Orto Botanico di Padova, messo a dimora nel lontano 1828, risulterebbe il primo esemplare introdotto in Italia.

↑ Le illustrazioni della rubrica Arborea - Li conosciamo davvero? di Forestami sono realizzate dalle illustratrici Annalisa e Marina Durante, docenti di Super - Scuola Superiore d'Arte Applicata.