Con Livia Shamir, PhD Candidate DASTU, Politecnico di Milano, approfondiamo le diverse fasi che hanno caratterizzato il lavoro di ricerca.
Dal 2018 e nel primo biennio, la ricerca di Forestami si è concentrata principalmente su cinque fasi di lavoro. La prima è stata quella della costruzione della mappatura dello stato di fatto della Città metropolitana di Milano. Questa contiene il quadro dello stato del verde nella Città metropolitana, la mappatura delle criticità climatiche e ambientali, e la stima del tree canopy cover, ossia della copertura vegetale del territorio metropolitano.
La seconda fase ha riguardato la costruzione di reti con tutti quei soggetti, stakeholders, portatori di interesse – locali, nazionali o internazionali – con cui abbiamo costruito uno scambio di conoscenze e best practices che hanno informato il progetto, e lo hanno anche posizionato strategicamente.
La terza fase ha riguardato la costruzione della mappatura del potenziale di piantagione: insieme al Laboratorio di Simulazione Urbana Fausto Curti abbiamo fatto un’analisi satellitare del territorio che facesse emergere tutte quelle aree potenziali in cui Forestami avrebbe potuto piantare alberi nei dieci anni successivi.
La quarta attività ha riguardato l’individuazione dei progetti pilota, costruita grazie alla relazione con i 133 Comuni della Città Metropolitana che hanno aderito al progetto. In questo modo sono state individuate le aree potenziali in cui fare gli interventi, e le tipologie di intervento.
La quinta attività della ricerca si è concentrata sulla divulgazione e la disseminazione della ricerca scientifica: questo principalmente attraverso la pubblicazione di report e la partecipazione a eventi e convegni di livello internazionale.
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Essenziale è stato il lavoro di consolidamento di dati esistenti relativi a Città metropolitana; una sorta di ‘anno zero’ con cui confrontarsi nel futuro. Quali sono stati i principali dati e indici messi in evidenza? Ce ne parla Luis Pimentel, assegnista di ricerca del DASTU, Politecnico di Milano.
Come parte della ricerca si è cercato di mettere insieme diverse fonti e diverse banche dati già presenti nei sistemi informativi e di metterle in connessione: tra queste abbiamo utilizzato, ad esempio, la banca dati della Città Metropolitana, il DBT (il database topografico), così come il Dusaf della Regione Lombardia, che registra l’uso del suolo. Tutto questo, poi, è stato messo insieme con i nuovi dati prodotti dal Laboratorio di Simulazione Urbana Fausto Curti del Politecnico di Milano, per creare diversi sistemi di lettura del territorio; che possono andare dall’antropizzato (che comprende anche tutto quel territorio che è agricolo, così come il territorio impermeabile), ad altri, come il sistema climatico o il sistema ambientale. Oltre a tutto questo, abbiamo anche integrato la banca dati dell’ISTAT, per avere l’aggiornamento più recente possibile delle informazioni demografiche di ogni comune. Ed anche per indagare il rapporto che c’era, entro questi spazi, molto isolati tra loro, tra popolazione e verde.
La mole di informazioni che viene prodotta, sia prima che dopo ognuno degli incontri con i Comuni e altri enti territoriali, è molto diversa e molto ampia. Ed è qualcosa che va sempre tenuto in continuo aggiornamento, è sempre in crescendo. In pratica, si cerca di raccogliere una prima mole di informazioni, lo stato di fatto, che successivamente viene confrontata, dopo i diversi incontri di lavoro con ognuno di questi Comuni. Una mole di dati, che viene localizzata e creata dopo gli incontri, ai tavoli di lavoro, e che viene georeferenziata in una banca dati di Forestami – dove sono localizzate tutte le aree, con le diverse tipologie e con i tipi di strategie, e diverse variabili utili per poi portare avanti i progetti.
Livia Shamir ci spiega il significato del lavoro di connessione con le reti internazionali e di censimento dei principali progetti di Urban Forestry.
Stiamo assistendo a un globale movimento di rinaturalizzazione delle città, e di incremento del capitale naturale. La forestazione urbana è in cima alle agende delle maggiori metropoli e città del mondo. Per questo motivo Forestami fin dall’inizio ha deciso di fare una ricognizione e costruire una rete con tutte quelle reti di città, organizzazioni politiche e istituzioni che si occupano di implementare strategie di resilienza e di forestazione urbana nel mondo. In questo modo abbiamo avuto l’occasione di posizionare Forestami in un quadro globale, e di capire quali sono le best practices che potevano informare il progetto. Tra queste potrei citare C40 Cities, Bloomberg Associates, Global Resilient Cities, ICLEI e FAO.
Vuoi approfondire? Nella sezione del sito dedicata alla Ricerca e alla forestazione urbana puoi farlo.
Qui puoi trovare la prima parte dell’intervista al gruppo Ricerca Forestami: a colloquio con Maria Chiara Pastore e Eugenio Morello.