Tiziano Fratus

I giganti silenziosi – Bompiani

Dove si incontra la natura? Sono famosi i cantori dell’incontro con il selvaggio, di coloro che hanno seguito l’invito di Thoreau e si sono allontanati dalla civiltà antropizzata, per così trovare, nella fuga e nell’abbandono, nuova linfa vitale: e perdersi nei meandri delle foreste e nel rigoglio verde delle fronde. Eppure c’è chi riesce a ritrovare – magnifico esercizio – questa dimensione primigenia e vivida proprio nel cuore della città. Fra questi c’è Tiziano Fratus, dendrosofo e poeta, che agli alberi ha dedicato larga parte della sua vita e della sua produzione letteraria.

Ne I giganti silenziosi. Gli alberi monumento delle città italiane (Bompiani 2017) questa sapienza dello sguardo è regalata al lettore: «ogni volta che incontro un albero, lo incontro per la prima volta». Così Fratus, già autore di Ogni albero è un poeta e L’Italia è un bosco, spiega la disposizione d’animo che ogni cercatore d’alberi dovrebbe avere. Perché anche un cammino nel verde urbano può essere rigenerante, rinfrancante ed ispiratore: si tratterà semplicemente di allenarsi a varcarne le soglie (e osservarne le foglie), addomesticandosi a questi concittadini di un’altra specie, esattamente come loro sono addomesticati dalla città. Il gioco diviene chiaramente più semplice nel caso degli alberi monumentali, che per le loro dimensioni, storia e sembianze paiono già interpellarci, e difficilmente sfuggono anche al passante più distratto.

A guidare questo cammino, una costellazione: Orsa maggiore e Orsa minore, le due sezioni che dividono il libro. La prima è dedicata a nove città italiane di grandi alberi: quasi che il conglomerato urbano si fosse raccolto appositamente sotto le chiome di questi esemplari secolari, e avesse trovato in questo modo protezione e ristoro. Il viaggio ci conduce quindi da Torino (apre le danze il platano della Tesoriera, che svetta con la sua esorbitante altezza di 30 metri, e i suoi 7 metri di diametro) a Cagliari, in cui abita una foresta di euforbie, impenetrabile e spinosa macchia di succulente. Arrivati sino alla punta dello stivale, ecco che si riparte di nuovo: l’Orsa minore illumina la strada – sezione questa volta accentrata su 40 alberi che abitano altre 40 città. 

«La storia dell’urbanistica è strettamente legata all’impiego di alberi e di spazi verdi quali aiuole (squares), giardini, parchi e viali alberati (allées)». Alberi che dunque s’intrecciano anche a palazzi e vie, alberi la cui origine si perde in archivi e documenti (complicato è, spesso, conoscere l’età di questi silenziosi giganti: che difficilmente prenderanno parola per rispondere all’interrogativo, quasi sornioni). Alberi che dunque portano la natura secolare entro i confini cittadini. Un esercizio, nell’incontrarli, può essere il domandarsi quali storie siano incise sulle loro cortecce, cosa abbia disegnato la loro fisionomia. O ascoltarne il respiro – il vento che smuove foglie e fronde, facendole suonare con delicatezza -, o ancora studiarne i piccoli abitanti (molti ospitano una vastità di specie di animali non trascurabile!). O domandarsi in che modo abbiano influenzato le umane vicende, e in che modo l’architettura si sia loro adattata. Un esercizio può essere, infine, rispettarne il silenzio, e farlo proprio

«L’albero che è dentro di me è l’uomo che è rimasto incagliato d’intorno alle radici e alle cortecce di quei padroni dei secoli. Quel che resta sono appunti di viaggio, di disvelamento, le indicazioni e i modesti consigli che ho deposto in una terra che si apre e si chiude, in una foresta bianca, cartacea, che ora consegno alle mani del lettore».