Daniela Palumbo
Il faggio che voleva fare il girotondo – ETS Edizioni Terra Santa
Ci sono libri che a un primo sguardo (distratto?) sembrano semplici, forse perché non hanno troppe pagine, o perché con poco testo… ma che poi riservano (a una considerazione più attenta e ad una lettura emotivamente connessa) sorprese meravigliose e una ricchezza di rimandi e pensieri che stupisce e appaga.
È il caso de Il faggio che voleva fare il girotondo, una storia molto poetica che nella sua sostanziale linearità nasconde molti significati, molti suggerimenti.
Lungo l’arco di una settimana, osserviamo Flavia – una bambina tanto determinata quanto capace di cogliere il mistero che si cela dietro le cose – nella sua routine di ogni giorno che, attraverso lievi variazioni e movimenti, giunge a parlarci di lentezza, dell’importanza dell’ascolto e delle sfumature, di amicizia, e di quanto le parole a volte non siano necessarie, quando si è in relazione empatica con l’altro da noi.
Il bello è che l’amicizia di cui stiamo parlando si sviluppa con un albero, un grande faggio, di fronte al quale Flavia passa tutte le mattine, e che sembra lanciarle un messaggio, un richiamo, forse anche un monito: fuggire dalla frenesia del quotidiano correre, del quotidiano ripetere le stesse routine, per saper guardare con occhi nuovi proprio a ciò a cui siamo più abituati.
Un bel libro da leggere con i nostri bambini, perché può dire anche a noi adulti – genitori, insegnanti, educatori – quando è il momento di distogliere l’attenzione dai problemi, dalle ansie, dai nostri rassicuranti ritmi e canoni, per provare a fermarci, ad ascoltare, ad abbracciare, ad accogliere.
Il delicato racconto di Daniela Palumbo – con il plus di essere impaginato con font ad alta leggibilità EsayReading – è accompagnato dalle bellissime illustrazioni di Natascia Uliano.
La bambina non arriva a toccare le foglie dell’albero. Le piacerebbe accarezzarle. Sembrano morbide come il viso della mamma.