Bianca Pitzorno
La casa sull’albero – Oscar Mondadori
Stufi di vivere in città? Potete fare come Aglaia e la sua amica Bianca, e andare a vivere su un albero!
Aglaia, 8 anni, e Bianca, più grande, sono le protagoniste di questa storia – divertente, ironica, leggera, avventurosa – che inizia più o meno così, con un trasloco tanto naturale quanto improbabile. E che si svolge tutta tra i rami di una grande quercia, a prima vista un albero come tutti gli altri, ma che proprio “in regola” non è.
Alla base del suo tronco c’è una porticina nascosta e segreta che ci introduce nella storia: il tronco dentro è cavo e c’è una scaletta a chiocciola che porta su, su, fino ai rami pieni di foglie, che paiono non finire mai. Presto si scopre che la quercia è “in condominio” perché ci vive anche il signor Beccaris Brullo, che già il nome è un po’ un assaggio della sua sgradevolezza e scarsa propensione alle relazioni.
Aleggia intorno alla grande quercia, così come lungo l’intera storia, un’atmosfera incantata eppure profondamente reale, intrisa di un umorismo leggero e coinvolgente e di qualche clichè da tradizione orale, sapientemente innestato e originalmente interpretato in una fitta trama di eventi.
Ci sono cicogne che portano fardelli carichi di bambini (da consegnare a famiglie ignare che i bambini non “arrivino” così), bizzarramente adottati dalle due abitanti dell’albero; c’è l’esilarante scelta dei loro nomi attraverso lo studio accurato dei santi del calendario (le prime ipotesi spaziano da Purif. ad Avvento, a Sessagesima, a DiPassione!); c’è la pianta carnivora Nina (perché mai non dare nomi anche alle piante?) e un eco-pesce torpedine rubato all’Acquario civico che produce l’energia necessaria ad alimentare gli elettrodomestici.
↑ Le illustrazioni de La casa sull'albero sono di Quentin Blake.
Ma soprattutto c’è un albero-casa in grado di cambiare la natura delle persone e l’ordine delle cose, paragonato a una Torre di Babele, presso il quale anche l’apprendimento del linguaggio – da parte di bambini tirati su dal cane Dorotea e dalla gatta Prunilde – è fonte di spasso (forse che imparare nella natura, dalla natura è più stimolante?). E c’è un insolito esercito finalmente unito nella difesa del bene più prezioso che ha e che riconosce, che si scaglia contro gli assalitori che ne vogliono la morte.
Un libro perfetto, anche da leggere di sera in sera ai vostri bambini. E sicuramente chi di voi avrà costruito una casa sull’albero sentirà risuonare echi di fanciullezza e la spensieratezza di un modo di giocare appassionato e totalizzante: quando anche l’idea più balzana può davvero essere – almeno per un pomeriggio – realtà reale.
Noi lo abbiamo letto nell’edizione Mondadori con la preziosa versione teatrale di Roberto Piumini, reperita nel catalogo del Sistema Bibliotecario di Milano. Una commedia in 15 atti, ottimo spunto per maestre di scuola primaria, da mettere in scena con il gruppo classe.
C’era un albero, in un posto…
Lo conosci?
Lo conosco.
E dov’è?
Non te lo dico.
E’ un segreto,
un segreto non si dice.
C’era un albero felice,
con persone, gatto, cani:
era un albero felice.
Ma dov’è?
Non te lo dico.
E’ un segreto,
e un segreto non si dice.