NOME COMUNE: Tasso

NOME BOTANICO: Taxus baccata

Tra le essenze più longeve d’Europa, attorno al Tasso si addensano racconti e leggende. Definito comunemente “albero della morte” per via dell’alta tossicità di (quasi) tutte le parti della pianta, è tuttavia usato sin dall’epoca romana come siepe da recinzione.

Il tasso è caratterizzato da una crescita tanto lenta (10-20 cm l’anno) quanto persistente e lunga: l’albero può superare i 20 metri di altezza e 1500 anni di vita. Si racconta che nelle colline scozzesi di Fortingall il figlio di Ponzio Pilato avesse inciso il proprio nome sulla sua corteccia; e che del suo legno fossero fatti gli archi che permisero agli inglesi di vincere ad Azincourt, nel 1415.

Il tronco è nodoso e va suddividendosi sin dall’attaccatura in numerosi fusti, che conferiscono a ogni esemplare una propria forma caratteristica. La corteccia, liscia negli alberi più giovani, è di un colore rosso-marrone, mentre negli adulti si “arriccia” in placche sottili e lunghe e diviene grigiastra. Il suo legno è velenoso, così come le foglie: se si esclude l’involucro carnoso che racchiude il seme, tutte le parti del tasso sono nocive (data la presenza della tassina, sostanza altamente tossica). Da ciò deriva la denominazione comune di “albero della morte”.

La foglia, persistente, ha una forma appiattita ad ago. La sua lamina presenta un apice appuntito e un margine ricurvo verso il basso. Ha una colorazione verde scura, lucida nella pagina superiore, opaca e più chiara nella inferiore. Le foglie sono disposte regolarmente in due file opposte, e da questa caratteristica proviene probabilmente il nome del genere, taxus, che richiama il greco “taxis” (appunto la fila ordinata).

Il seme è avvolto dal caratteristico involucro, l’arillo, che a maturità diviene rosso. La polpa dell’arillo è ricca di mucillaginose dolci, ed è molto gradita agli uccelli, che ne favoriscono dunque la disseminazione. È l’unica parte non tossica della pianta.

Ancora di tasso è l’antichissimo manufatto noto come la “lancia di Clacton”, rinvenuto nell’omonima località a Nord-Est di Londra, risalente a 400mila anni fa. Il suo importante utilizzo nella fabbricazione di armi quali lance e archi è confermato da Shakespeare, che nel suo Riccardo II definiva l’albero come “doppiamente mortifero”, proprio a motivo del suo uso in ambito bellico.

Le illustrazioni della rubrica Arborea. Li conosciamo davvero? di Forestami sono realizzate dalle illustratrici Annalisa e Marina Durante, docenti di Super - Scuola Superiore d'Arte Applicata.

↑ Le illustrazioni della rubrica Arborea. Li conosciamo davvero? di Forestami sono realizzate dalle illustratrici Annalisa e Marina Durante, docenti di Super - Scuola Superiore d'Arte Applicata.