Qual è il suo ruolo all’interno del comitato scientifico di Forestami?
All’interno del comitato scientifico di Forestami – sono un botanico, insegno Biologia Vegetale all’Università – mi occupo di condividere le scelte che si fanno nella progettazione e nella pianificazione delle foreste urbane, in base al tipo di piante da mettere a dimora.
Edi individuare qualche specie target, qualche pianta più interessante di altre in relazione al luogo dove appunto si andranno a collocare.

Cosa sono le connessioni ecologiche e perché sono strategiche nei progetti di forestazione urbana?
Nella forestazione urbana le connessioni ecologiche sono elementi fondamentali perché un conto è mettere degli alberi in una zona e lasciarli lì, un po’ indipendenti, un po’ da soli…
Le connessioni ecologiche ci permettono di condividere tutti gli elementi di un ecosistema, quindi il rapporto tra piante, insetti, uccelli, tra piante e piante.
Questo è fondamentale perché solo attraverso questo meccanismo un progetto di piantagione può diventare una vera foresta.
Abbiamo recentemente parlato – durante il primo Forum Forestami – dell’importanza della biodiversità e del rapporto tra forestazione, biodiversità e salute dell’uomo. Cosa ci può dire in proposito?
C’è un intimo rapporto tra la salute dell’uomo e l’ambiente in cui vive, quindi la forestazione, la biodiversità che lo circonda: ormai ci è chiaro che su questa terra non possiamo essere solo noi. Nel progetto Forestami c’è il desiderio di ritrovare queste relazioni. Anche importanti riviste scientifiche riportano la crescente correlazione tra incidenza di malattie e scarsità di biodiversità. Da cui il nostro interesse a creare una grande Milano in cui il cittadino possa stare bene sia psicologicamente nella foresta, ma anche bene fisicamente, perché la foresta porta dei benefici alla salute dell’uomo.
Guarda l’intervista al prof. Labra:
Nel suo lavoro di ricerca si occupa del rapporto tra alimentazione e salute, e della riscoperta di specie vegetali. Può la vegetazione urbana e peri-urbana rappresentare un beneficio non solo in termini di sequestro e stoccaggio di agenti inquinanti, ma anche come fonte alimentare?
In questo periodo si sente parlare del ruolo della foresta urbana, dell’alimentazione, anche della produzione agricola urbana e peri-urbana, per sostenere la dieta della città; sicuramente abbiamo molto margine per prendere nuovi spunti dalla biodiversità; non tutta l’agricoltura è già stata inventata, quindi dalla foresta urbana e peri-urbana possiamo certamente prendere spunti. Certo è che le piante spontanee e le piante coltivate hanno molti elementi di connessione condivisi, così la biodiversità della foresta urbana e peri-urbana può contribuire molto a migliorare la qualità dei prodotti agricoli.
Quanto è importante la salvaguardia di specie a rischio di estinzione nel territorio di provenienza? Ci sono piante tipicamente lombarde?
La biodiversità della nostra regione è molto antica: viviamo su una pianura alluvionale, galleggiamo sull’acqua, le piante da noi stanno bene; ci sono tante piante molto variegate, potenzialmente tutta Milano potrebbe diventare verde. E ci sono piante molto più a rischio di estinzione, molto sensibili per esempio ai cambiamenti idrogeologici: l’inaridimento dei suoli ha fatto scomparire piante acquatiche molto importanti, antiche; sicuramente c’è una biodiversità in erosione. Si può riportarla? Certo, nel progetto Forestami vogliamo fare anche questo: considerare non solo i grandi alberi che porteranno grandi benefici, ma anche inserire all’interno della foresta essenze a rischio di estinzione o che magari potrebbero essere minacciate in futuro.
Ci sono luoghi/aree più idonei dove è e sarà necessario lavorare?
Nel progetto Forestami la scelta di dove mettere a dimora le piante è dettata da diversi fattori, che sono sicuramente urbanistici ma anche ecologici. Penso che questo sia un valore da considerare molto a fondo, la foresta non deve restare una cosa isolata. Un patch di alberi deve essere strettamente connesso; disegnare la foresta per connettere i grandi parchi urbani, considerare la geomorfologia dell’area sono elementi fondamentali per far sì che la foresta non ci sia solo domani, ma ci sia per sempre.
C’è una relazione tra cambiamenti ecologici repentini, disboscamenti e rischio di epidemie? Può la foresta urbana costituire un elemento di protezione e difesa? E che rapporto c’è tra intensità del verde urbano e riduzione di malattie respiratorie?
Siamo in pieno periodo pandemia. Ci chiediamo da dove è arrivata, le famose zoonosi. Sappiamo che ogni tanto dei parassiti scappano dagli animali – o qualche volta siamo noi a farli scappare – e ci colpiscono. Per fortuna in Italia non abbiamo pipistrelli con queste caratteristiche però ci sono animali che possono portare malattie, tipo gli insetti ematofigi, i ratti… Immaginiamola così: più è complesso l’ecosistema in cui questi animali si muovono, più il rischio che la zoonosi arrivi all’uomo si riduce. La complessità biologica è un valore, una barriera. E’ il concetto di one health: noi, l’ecosistema, il benessere degli animali, delle piante, dell’uomo sono strettamente connessi e quindi se tuteliamo questo cerchio possiamo migliorare e ridurre i rischi di pandemia.
Il verde è sicuramente un elemento fondamentale per migliorare la salute umana; spesso si connette questo al benessere dell’aria, a respirare meglio, ma non è solo questo. Oggi sappiamo che tante malattie derivano da fattori come l’infiammazione, l’invecchiamento patologico; quindi mantenere i cicli biologici – ossigeno, co2, azoto, tutti gli elementi – ci aiuta a sequestrare gli inquinanti e quindi ad avere un miglioramento della qualità della vita.
Buone pratiche di sostenibilità ambientale: c’è qualche suggerimento o riflessione da condividere con Forestami?
Un messaggio per tutti: Forestami ci dice che le istituzioni si impegnano a mettere la foresta urbana a disposizione dei cittadini; però la scelta sostenibile la devono fare i cittadini stessi. Le piante, la foresta possono migliorare la sostenibilità dell’aria, dell’acqua, del suolo; ma la sostenibilità sociale, economica deve derivare da loro: bisogna vedere quella foresta come propria, adottarla, viverla e prendersene cura. Questo è il messaggio che mi sento di dare in termini di sostenibilità futura.