NOME COMUNE: GINKGO
NOME BOTANICO: GINKGO BILOBA
Pare nascere da una inesatta trascrizione dell’antico nome giapponese gin-kyo (albicocco d’argento) il nome di questa maestosa pianta, dalla caratteristica foglia a ventaglio con lamina incisa a metà dell’apice, a cui Goethe dedicò una poesia. L’albero viene considerato un “fossile vivente”, esemplare superstite di una flora preistorica, giunto fino a noi dal periodo giurassico.
I pregi di questa specie vanno dall’elevata resistenza alle condizioni ambientali, in particolare al freddo, ma anche alla scarsità d’acqua, ai funghi parassiti e allo smog (fu l’unico albero a sopravvivere alla bomba atomica di Hiroshima!).
Cresce con lentezza ma è molto longevo. Per queste sue caratteristiche viene molto utilizzato, soprattutto l’esemplare maschile – dalla chioma conica più allungata – nelle alberature stradali, perché occupa meno spazio ed è privo dei semi dall’odore sgradevolissimo che in autunno cadono dagli esemplari femminili.
I semi sono commestibili e in Cina – i ginan – molto apprezzati e offerti durante le festività religiose o i festeggiamenti nuziali.
Se volete ammirarli – in particolare nella loro veste giallo-dorata durante la splendida stagione autunnale – non perdetevi i due meravigliosi, maestosi esemplari, maschio e femmina, che si trovano nell’Orto Botanico di Brera, portati lì direttamente dalla Cina nel 1775. Ma anche a Milano, in via dei Pioppi (sic!).

↑ Le illustrazioni della rubrica Li conosciamo davvero? di Forestami sono realizzate dalle illustratrici Annalisa e Marina Durante, docenti di Super - Scuola Superiore d'Arte Applicata.